crediti fotografia: Festival Internacional de Tango de Medellín. Maria Paulina Pérez

Abbiamo avuto l’occasione di parlare un pò con il Maestro Fabrizio Mocata, pianista siciliano di fama internazionale e di adozione argentina e uruguaiana, attualmente in corsa ai Premi Carlos Grardel con ben tre candidature in due categorie. Siamo inoltre coinvolti già da un pò nelle sue Lezioni di musicalità nel tango per ballerini e musicisti, per ora su piattaforma zoom, e abbiamo avuto modo di apprezzare la sua competenza, il suo talento, e quanto profonda sia la connessione tra la sua quotidianità e il tango. É stata una grande occasione, al di là dei concerti live che speriamo non tardino ad arrivare, per conoscerlo più da vicino.

cu_i – Cosa trovi di diverso nel modo di vivere “il tango” quando arrivi in Argentina?
Mocata – Quando vai in Argentina o in Uruguay, vedi come il tango è connesso con la stessa struttura urbana della città. Sembra come esserne parte profonda. Il modo di vivere delle persone e le interazioni sociali esprimono un tessuto sociale che ha fornito le radici per far germogliare questa musica. Fortissima la componente italiana, nelle abitudini e nelle tradizioni che ancora oggi restano legate. In certi caffé del centro di Buenos Aires sembra che il tempo si sia fermato al primo ‘900, mentre la gigantesca evoluzione metropolitana segna un ritmo moderno e frenetico che diventa l’humus per il tango di oggi e di domani. Il tango, sebbene per molti sembra sia cristallizzato tra gli anni ’30 e ’50, in realtà si percepisce come cosa viva e pulsante, bagaglio di ricordi e materiale in continua evoluzione. Reputo sia fondamentale conoscere i luoghi del tango, come, ad esempio, dobbiamo visitare e conoscere Firenze per capire il Rinascimento.

cu_i – Quali sono gli aspetti che ti gratificano nel condividere la tua musica con i fruitori della milonga?
Mocata – Per quanto mi riguarda, è la possibilità di poter fare la mia proposta artistica cercando di proporre stimoli nuovi a chi sta ballando. Non mi piace copiare versioni classiche perché comunque sono legate ad una estetica e a uno stile fortemente legati a un periodo storico che oggi non è più attuale. Nella società del Nuovo Millennio, la sfida è proporre della musica nuova e delle interpretazioni che sappiano valorizzare l’immenso patrimonio artistico che ci è stato donato dai grandi maestri del passato in una chiave attuale. Bisogna saper trovare una chiave di comunicazione con chi abbiamo davanti e sapere interpretare il tango con rispetto e rigore stilistico. É fondamentale per poter proporre la musica di oggi. Il grande paradosso del tango è che, una volta compresi profondamente i codici, ciò che farai sarà tango; contrariamente, se non farai un percorso di comprensione di questi codici, anche ottimi esecutori che suonano le stesse identiche note delle grandi orchestre, sono molto lontani dal suonare tango. Una parentesi forse polemica, ma chi vuole collegare il tango esclusivamente al periodo de la “Época de Oro” e pensa di preservarne così la purezza e lo spirito originale, in realtà a mio parere lo sta uccidendo, lo sta facendo diventare un materiale da museo statico e agonizzante, mentre è necessario che sia vivo e pulsante, attuale.

cu_i – Suonare in milonga, mentre le persone ballano, cosa ti dà rispetto al concerto tradizionale?
Mocata – Nei concerti puoi permetterti più libertà di interpretazione e occuparti solo della musica, le persone che vengono sono aperte e disposte ad ascoltare. Il pubblico vuole che tu esprima la tua visione di musica allo stato puro, ed è pronto ad apprezzarla o magari anche a criticarla, ma ad ogni modo si predispone a concentrare le sue energie nell’ascolto. Quando invece suono in milonga ci sono diversi fattori da considerare. Per prima cosa c’è una buona percentuale dei partecipanti che ha interesse solo a ballare e anzi tante volte vede la musica dal vivo come un ostacolo al suo divertimento. Secondariamente nella scelta del repertorio è produttivo inserire dei brani classici, come detto anche arrangiati in maniera personale ma comunque accessibili ai ballerini non professionisti. Bisogna creare un filo di interazione che possa coinvolgere tutti e poi, una volta stabilito questo rapporto fiduciario, cercare di andare più in là, cercare di proporre e trascinare le persone verso un mondo sconosciuto. Quando si riesce a creare quella intensa magia che a un certo punto ti lega a chi ti sta ascoltando, si riesce a oltrepassare il concetto di fruitore e orchestra, ci si proietta dal palco negli abbracci delle persone, e ciò e molto bello. Quando le condizioni lo consentono, amo suonare con un pianoforte a coda in acustico nel centro della pista, dove l’interazione si fa fortissima e profonda, e ti sembra quasi di guidare negli abbracci tutte le coppie che ti si muovono intorno.

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cu_i – E invece, come descriveresti le diverse esperienze di suonare da solo o accompagnato dai tuoi musicisti?
Mocata – Sono due sensazioni molto diverse, che esprimono due stati d’animo che seppur differenti, mi rappresentano. Suonare da solo è libertà, improvvisazione, scelta istantanea e intuito feroce. Sei responsabile al 100% del successo della tua performance, è come partire per un viaggio solitario, dove starà a te trovare gli itinerari giusti per renderlo un’esperienza memorabile. Suonare in gruppo è una interazione continua e ogni volta diversa. Spesso faccio la mia musica ed essendo il direttore musicale, sono il capitano di una nave dove ciascun membro dell’equipaggio è scelto e preparato e ha una funzione fondamentale. Bisogna saper valorizzare le individualità di ciascuno e farle rendere al meglio perché la musica sia il meglio possibile, bisogna aiutare chi sbaglia e comprenderlo. In altri casi, quando hai la fortuna di condividere il palco con grandi artisti, devi saperti fare trascinare dal loro messaggio, saperlo condividere, e così potrai acquistarne un po’ che farà parte del tuo bagaglio. Ho avuto l’onore di collaborare con grandi maestri, non solo nel tango, e l’approccio più sbagliato è di avere qualcosa da dimostrare. Bisogna essere se stessi, lasciare un canale di comunicazione aperto e farsi condurre. Importantissimo è sempre, e lo consiglio a tutti, l’ascolto dei musicisti con cui stai suonando indipendentemente che sia un maestro o l’ultimo degli allievi. La musica è un percorso di condivisione profonda e se non siamo pronti ora ad aiutare e ora ad apprendere non miglioreremo mai la nostra visione e non riusciremo mai ad essere liberi.

 

cu_iCruzando aguas ti ha portato ad un lavoro pregevole e a riconoscimenti, ma quali mari hai in realtà attraversato?
Mocata – Il primo mare che ho attraversato è l’abisso che ognuno ha dentro di sé. Scavalcare l’oceano per la prima volta è una vertigine ed è davvero indimenticabile il carico di paura, speranze e aspettative che avevo con me stesso. Cruzando Aguas è un lavoro nato dall’incontro con Fabian Bertero, un grande maestro con cui abbiamo avuto quello che si può definire un “colpo di fulmine”. Ci ha fatto incontrare Sandra Luna, altra persona da cui ho imparato moltissimo, e da lì a pochi giorni abbiamo deciso di incidere insieme un CD, e Cruzando Aguas è stato un brano che è arrivato in una intuizione secca, scarna e fortissima. Per motivi logistici abbiamo deciso di farlo a Montevideo, dove il supporto irrinunciabile del produttore Ivan Pantarelli ci ha permesso di realizzare in un solo giorno la registrazione. Ho voluto con me Julio Cobelli, chitarra simbolo dell’Uruguay, uno dei primi musicisti da cui ho appreso veramente l’essenza del tango. Con lui il bravissimo contrabbassista Jorge Pi e poi abbiamo aggiunto la percussione di Edgardo Lopez a Buenos Aires. Un lavoro che ha fatto avanti e indietro sul Rio de la Plata per essere poi pubblicato a Buenos Aires da Acqua Records, una etichetta che ha scelto coraggiosamente di seguire il percorso di un italiano nel mondo del tango (Con loro ho pubblicato anche Swango), Il grande salto è stata l’accoglienza che la mia musica ha avuto nel concerto presso L’Academia Nacional Del Tango, che ha spinto il presidente Gabriel Soria a invitarmi nel Festival Mundial di Buenos Aires. Le bellissime parole che ci ha regalato testimoniano che la rotta è quella giusta, e anche se l’approdo è lontano, guardo con fiducia e sempre con meno paura al futuro.

cu_i – La tua ironia, in quale composizione si rivela di più?
Mocata – Probabilmente in Charlestonga, brano dal cd Swango in cui ho voluto mischiare il Charleston e la Milonga in un ritmo semplicemente indefinibile. Oppure anche l’improbabile omaggio a Mozart con la Milonga a la Turca sempre nello stesso album.

cu_i – … e la tua malinconia?
Mocata – Sicuramente Cruzando Aguas, dedicato a mio zio Saverio Safina, scomparso 10 anni fa. Mio zio era una persona veramente speciale, sapeva guardare il futuro in una maniera unica, un vero visionario. Ricordo solo un aneddoto che lo rappresenta. Nel 2003 mi disse che la tecnologia del futuro sarebbe stato il wi-fi e l’internet libero e gratuito (senza dilungarsi in troppe spiegazioni). Per quanto mi riguarda avevo da poco fatto la mia prima e-mail e non avevo un pc, la controllavo all’università.

cu_i – Quale aspetto del “tango” ti manca di più quando sei lontano dai tuoi paesi di adozione?
Mocata – Mi manca tante volte il fatto che ci si possa riunire a casa, nel bar, suonare e cantare tango senza fine. Di poterlo trovare in ogni angolo, in qualsiasi condizione sociale e culturale. Per esempio passi davanti a un meccanico e senti Polaco Goyeneche cantare. Mi manca il fatto che sia una musica d’uso, quotidiana, invece di essere, come succede spesso in Italia, inscatolata in convenzioni, eventi. Odio l’idea che si facciano delle liste, che si scelga chi partecipi a un evento o meno, che si creino dei gruppi delle fazioni. Mi sembra una cosa totalmente fuori luogo, considerando che il vero arricchimento è la condivisione. L’unico codice che bisogna sempre rispettare è quello del rispetto per gli altri, e per me è una condizione fondamentale.

cu_i – Come ami bere di più il mate? Possiamo chiedertelo?
Mocata – Qui per me è un rito solitario, mentre spesso mi piace condividerlo in Argentina o Uruguay (che tra l’altro hanno anche due culture differenti al merito). Un giorno magari vi invito a berne uno con me.

 

Per informazioni sulle Lezioni a casa con Fabrizio Mocata. Musicalità nel tango per ballerini e musicisti. 15, 22, 29 giugno 2020 visita www.centroavalon.it oppure chiama Silvia Torrieri al 349/7328773

 

Charlestonga

 

Cruzando Aguas