Oggi le riflessioni sul mio lavoro mi portano a queste considerazioni: i miei clienti mi chiedono quale sia il modo per raggiungere una maggiore fetta di fruitori, di pubblico, ed io, ovviamente, per capire cosa esattamente si vuole offrire, devo chiedere di cosa si stia parlando, quali siano le caratteristiche principali del loro lavoro. Sempre più spesso, mi trovo davanti a persone che non fanno un solo lavoro, ma che sono costrette ad approfondire la sfera delle passioni per trovarne profitto e finiscono per continuare, per arrotondare. O si convincono che le “nuove professioni” siano più redditizie e meno faticose. Prima grande complicazione, e mi chiedo, quanto sia vantaggiosa e sana.

Mi chiedo, più che altro, se questo continuare ad assecondare le richieste di “tutti contro tutti” sia il modo per diffondere quella consapevolezza di cui tanto si parla di una nuova coscienza globale. Una volta, “certi“ argomenti – si dice – erano appannaggio di chi, non oppresso dalla necessità di provvedere alla propria sussistenza materiale, poteva “dedicarsi alla cura della propria anima, e del proprio spirito”. Oggi, la più parte di noi, qualsiasi sia la professione, è dedito a curarsi della propria anima e del proprio spirito e non parla più o addirittura non si dedica più con dedizione e amore al proprio lavoro, che quindi poi viene svenduto, non capito perché “c’è tanta scelta” o perché ”altrimenti non lavoro più”, “non faccio più niente”. Continuamente sento discorsi del genere e quindi sono portata a cercare contenuti autentici soprattutto sui social, specchio del momento e di questa continua complicazione.

Trovo che ci siano molte persone che fanno il proprio lavoro con amore, dedizione, passione, e con gratificazione: l’impiegato, il calzolaio, lo scrittore, il giornalista, l’artista…senza cadere nella contraddizione di fare quello che piace agli altri, che gli altri cercano, per avere solo consenso. E allora, mi chiedo? È giusto parlare con schiettezza a chi vendiamo il nostro lavoro? Dire apertamente quanto pensiamo valga, senza avere la paura di non essere accettati perché ci sono tanti altri che fanno quello che faccio io? Sono i principali argomenti di cui mi trovo a parlare continuamente con tante persone, anche quelle che mi chiamano per la mia consulenza e professione.

Mi viene da soffermarmi sui settori artistico e della “spiritualità”: due ambiti che da sempre hanno costituito la lanterna dei popoli e dei momenti di avanguardia. Oggi siamo abituati a farci guidare in ogni modo e applaudiamo alla fine degli spettacoli che non abbiamo apprezzato perché se lo fanno gli altri vuol dire che “io non ho capito”, ma lo tengo per me, e allora devo applaudire; oppure devo andare a farmi insegnare “come si muore” perché mi hanno detto che tutti hanno paura della morte, devo abbracciare calorosamente anche chi ho incontrato per la prima volta perché così dimostro prima di tutto a me stesso di saper gestire le relazioni. Lasciamo che la Vita fluisca dentro i nostri passi, nel nostro silenzio che non dobbiamo imparare. Siamo in silenzio già, respiriamo già, compiamo dei passi. Come? Chiediamoci come e lasciamo che nasca in noi, qualsiasi tipo di risposta. Lasciamoci vivere! Lasciamo che gli artisti tornino a fare gli Artisti!

Siamo continuamente distratti su cosa non esiste e non centriamo il punto delle questioni: ho paura di accettare l’amicizia di Anwar Jitou e ho paura che lo facciano i miei “contatti” quando so che nessuno costringe me e loro ad accettare l’amicizia e che l’amicizia è un valore, è una reale possibilità che si realizza col tempo e nella quotidianità della vita reale.

Ridiamo il senso a ciò che per noi è importante, che per noi è unico. Voglio citare, per concludere, una dichiarazione di una intervista a Bauman, tra l’altro segnalatami da un artista di cui ho molta stima:

“Non esiste una regola. Il punto è che ogni singolo amore, come ogni morte, è unico. Per questa ragione, nessuno può “imparare ad amare”, come nessuno può “imparare a morire”. Benché molti di noi sognino di farlo e non manca chi provi a insegnarlo a pagamento “. Tratta da: http://www.repubblica.it/speciali/repubblica-delle-idee/edizione2012/2012/11/20/news/bauman_le_emozioni_passano_i_sentimenti_vanno_coltivati-47036367/

Zaira

** la foto è sfocata perché l’ho scattata impulsivamente prima di godermi lo spettacolo