Sabato 5 agosto è stato rappresentato lo spettacolo conclusivo della tre giorni organizzata da cu_i per la prima retrospettiva del Teatro Simurgh in Italia, in terra d’Abruzzo, dove la compagnia ha fatto rientro dopo 20 anni di ricerca e lavoro in diversi paesi del Sud America, ricongiungendosi alle origini di uno dei due fondatori, Fiore Zulli.

Anche per questo motivo, il contesto territoriale è stato un riferimento fondamentale, nel concepire ed organizzare la rassegna, a partire dall’incontro con il luogo in cui si è svolta la retrospettiva, il Teatro due pini, uno spazio incantevole, nello splendido borgo storico di San Vito Chietino (CH), che inquadra dagli scaloni del suo anfiteatro e dall’arco che conchiude lo spazio scenico un orizzonte ampio di cielo e di mare che ci ha regalato respiro per immaginare, odori e colori che hanno partecipato come presenza viva ai tre giorni dell’evento.

Il successo della rassegna, che ha visto il pubblico partecipare in maniera crescente nelle tre giornate, fino al tutto esaurito della serata conclusiva, è stato per noi una conferma importante delle coordinate che orientano il nostro lavoro, e che possiamo riassumere nell’incontro tra proposte artistiche e culturali di qualità e risorse territoriali.

L’arte del Teatro Simurgh porta agli spettatori la qualità e la capacità di comunicazione maturate in una ricerca, tuttora in divenire, che in 20 anni di esperienza, citando le parole dei fondatori della compagnia, Fiore Zulli e Carla Robertson, ha costantemente posto gli attori nel ‘pericolo’ di affidare esclusivamente alla loro capacità di proporre un’arte vivente e tangibile la creazione di uno spazio fisico e immaginativo in cui attori e spettatori entrano in contatto e costruiscono la rappresentazione, in uno scambio creativo tra azione e fruizione. Scegliere il rischio di luoghi e contesti in cui il teatro non si consuma come ritualità codificata (pensiamo alle geografie lontane, anche antropologicamente e sociologicamente, dei villaggi indigeni del Sud America, o alla geografia fantastica e immediata che viene disegnata dagli occhi dei bambini di ogni parte del mondo) e quindi non obbliga all’adempimento del ‘ruolo’ dello spettatore, uno status che spesso, nella nostra società, vive soltanto del suo stesso apparire nei luoghi e contesti deputati alla fruizione artistica, significa concretamente che lo spettatore, se non sente accadere niente che lo lega all’azione scenica, decide di non esserci, di non partecipare. Questo é il senso del Teatro che ci viene restituito da Carla e Fiore, e che si estende alla dimensione qualitativa di cultura e arte che stiamo cercando di realizzare nei contesti territoriali, l’intenzione, in estrema sintesi, di capovolgere il paradosso in cui la fruizione culturale si sta sempre più frequentemente consumando: “non capisco, magari mi annoio, quindi sono sicuro di essere fruitore di cultura e arte”.

Come il teatro vivo si correla allo spettatore, in maniera essenziale, così questa nostra intenzione programmatica si collega al contesto territoriale: siamo convinti infatti che il piccolo borgo, nello specifico, possa essere la chiave di volta per proporre e disseminare eventi culturali in grado di attrarre persone interessate, di costruire rete con le amministrazioni ed i soggetti locali che si occupano di cultura, di correlarsi ad altre nuclei propulsivi che stanno cercando di porre in essere un’azione culturale che si muove in maniera analoga. Questo é successo già la scorsa estate in occasione del workshop e degli spettacoli organizzati nel piccolo borgo di Montone, nel teramano; questo è successo in questa retrospettiva, con un riscontro che ci ha colpiti ancora di più visto che l’evento non era inserito in un festival dalla storia lunga e prestigiosa come il festival di Montone ma mirava ad essere, di per sè un piccolo festival di tre serate dedicate al Teatro della Compagnia Teatro Simurgh, con una significativa selezione di spettacoli che hanno restituito la vibrazione multiforme e toccante delle diverse corde della sua arte,

L’organizzazione della retrospettiva ha incontrato, nell’apertura e nell’entusiasmo della giovane amministrazione di San Vito Chietino, una interlocuzione fondamentale che ha sposato l’evento nelle sue motivazioni profonde, come è stato evidente nella partecipazione del consigliere con delega alla Cultura, Sandro De Nobile, che ha introdotto dal palco, in rappresentanza del Comune, le tre serate, con parole di vivo coinvolgimento e penetrazione del senso dell’iniziativa, tutt’altro rispetto al ‘saluto delle istituzioni’ che possiamo ascrivere, come per il ‘ruolo’ di spettatore, ad una ritualistica del ‘fatto culturale’ che stiamo cercando di contribuire ad oltrepassare.

In cammino, sempre più motivati, per questa strada, ringraziamo i nostri compagni di viaggio, e invitiamo tutti ai prossimi appuntamenti artistici e culturali in programma per questo autunno.

A presto.

Zaira, Marco